Geografia: gli elementi del clima
La temperatura
Ogni ambiente sulla Terra presenta diverse condizioni climatiche (tipi di clima). Esse sono influenzate principalmente da:
- Altitudine
- Latitudine (distanza dall’Equatore)
- Distanza dal mare
Gli elementi principali che caratterizzano ciascun tipo di clima sono:
- Temperatura, che dipende dalla quantità di calore che raggiunge la Terra;
- Pressione atmosferica, che più si è vicini all’Equatore più aumenta, e che più aumenta l’altitudine più la pressione più diminuisce (perché il peso dell’aria è minore man mano che si sale di quota);
- Venti
- Umidità
- Precipitazioni
Anche il comportamento delle terre e delle acque rispetto all’energia solare influisce sulla temperatura. Per esempio, gli strati superficiali del terreno e delle rocce si riscaldano rapidamente; il suolo si riscalda velocemente e si raffredda altrettanto velocemente; le acque invece si riscaldano molto più lentamente. Tutte queste diversità influenzano la temperatura dell’aria.
La pressione atmosferica e i venti
Il peso dell’aria esercita sulla superficie terrestre una certa pressione, che si misura per mezzo del barometro con una particolare unità di misura chiamata millibar. Come abbiamo già detto, più si è vicini all’Equatore e più aumenta, mentre man mano che si sale di quota diminuisce (perché il peso dell’aria è minore man mano che si sale di quota). Le differenze di pressione dipendono anche dalla temperatura e dalla quantità di vapore acqueo presente nell’aria.
L’aria calda o umida è leggera e tende a salire, mentre quella fredda o secca prende il suo posto e tende a scendere perché è più pesante. Lo spostamento delle masse d’aria è determinato dalle differenze di pressione: questi movimenti, che avvengono parallelamente alla superficie terrestre, danno origine ai venti. Essi si spostano dalle aree di alta pressione (anticicloniche) a quelle di bassa pressione (cicloniche).
Umidità e precipitazioni
L’umidità atmosferica dipende dal vapore acqueo contenuto nell’aria.
Quando in una massa d’aria umida si abbassa la temperatura, il vapore si condensa in nubi, formate da minuscole goccioline d’acqua; se la temperatura si abbassa ulteriormente, le particelle d’acqua si uniscono e, essendo troppo pesanti, cadono e danno luogo alle precipitazioni (pioggia, neve, grandine).
I climi nel mondo
Le zone climatiche
Il pianeta è diviso in cinque zone climatiche, delimitate da due tropici (del Cancro e del Capricorno), che delimitano la cosiddetta zona torrida, e da due circoli polari; il Circolo polare artico, a nord, delimita la zona polare artica, mentre il Circolo polare antartico, a sud, la zona polare antartica.
Tra il Tropico del Cancro ed il Circolo polare artico si estende la zona temperata boreale; tra il Tropico del Capricorno ed il Circolo polare antartico vi è invece la zona temperata australe.
Zona polare artica e antartica
Temperatura: costantemente molto bassa, a causa della forte obliquità dei raggi solari
Stagioni: solo due: un lunghissimo inverno con temperature anche di -30° C e una breve primavera con al massimo +10° C.
Altro: a causa della temperatura rigida, il terreno è perennemente coperto da neve e ghiaccio.
Zona temperata boreale e australe
Temperatura: senza eccessi.
Stagioni: quattro.
Altro: comprendendo una vastissima zona, nelle zone temperate si possono incontrare tantissime situazioni climatiche diverse: dal clima temperato freddo, a quello fresco e umido, a quello mediterraneo…
Zona torrida
Temperatura: cadendo i raggi del Sole in modo quasi perpendicolare, la temperatura non scende mai sotto i +15° C.
Stagioni: due: la stagione delle piogge e la stagione secca.
Precipitazioni: vicino all’Equatore le piogge sono costanti e giornaliere; a mano a mano che ci si allontana diminuiscono sempre di più. In corrispondenza dei Tropici, le precipitazioni sono assenti e creano il deserto.
Altro: giorno e notte hanno quasi la stessa durata; sull’Equatore durano esattamente 12 ore ciascuno.
Le modificazioni del clima
Avanti Cristo
Nell’era neozoica, su la Terra vi furono quattro glaciazioni; l’ultima si è verificata più di 11 000 anni fa.
Il passaggio dall’epoca glaciale ad una più calda fu graduale. Questa fase durò fino al 1500 a.C.; da allora si sono sempre alternati dei periodi più caldi ad alcuni più freddi.
Dal 1400 al 1300 a.C. ci fu un periodo di forte raffreddamento.
I primi secoli dopo Cristo
Ci fu un altro periodo di abbassamento delle temperature, che si verificò tra il 400 e l’800 d.C. Dopo questi due periodi di raffreddamento ce ne fu uno di riscaldamento, che continuò fino al 1200. Però, tra il 1200 e il 1400, si verificò un forte abbassamento della temperatura.
Dal 1400 in poi
Nel 1400-1500 le condizioni climatiche migliorarono, ma alla fine del XVI secolo si riabbassarono le temperature; non si rialzarono fino al 1850, che si può definire come l’inizio di una nuova fase climatica che si protrae fino ai giorni nostri.
Gli ambienti tropicali umidi
La foresta equatoriale
A cavallo dell’Equatore si estende la foresta equatoriale, o pluviale, che ricopre 30 milioni di km2, distribuiti tra l’America meridionale, l’Africa centrale e parte dell’Asia sud-orientale.
L’esistenza della foresta pluviale dipende dai seguenti fattori: la temperatura sempre molto elevata, le frequenti ed abbondanti piogge, e della durata identica del giorno e della notte. Tutto ciò fa sì che vi sia una sola stagione, calda e umida.
La vegetazione è fittissima, e si divide in più strati: il sottobosco (arbusti e felci), lo strato intermedio (alberi alti e dalle chiome strette), e infine vi è lo strato superiore, composto da alberi altissimi, di oltre 60 metri.
La fauna è molto varia: è costituita da moltissimi insetti, altrettante specie di uccelli, varie specie di scimmie, e da qualche rettile; i grandi mammiferi sono, invece, quasi assenti.
La foresta monsonica
La foresta monsonica si trova nei paesi dell’Asia che si affacciano sull’Oceano Indiano; in quella zona soffiano i venti periodici chiamati monsoni. D’inverno soffiano dal continente verso il mare, d’estate dal mare verso il continente.
D’estate, quando i monsoni sono ricchi d’umidità, ci sono abbondanti precipitazioni, che hanno permesso la creazione della giungla. In questa zona la coltura del riso è diffusissima perché è la più adatta al clima di tipo monsonico.
La savana
Fra i 5 e i 15 gradi di latitudine nord e sud dall’Equatore, le precipitazioni sono meno frequenti. Esse non sono più quotidiane ma si concentrano tutte nella stagione delle piogge, più lunga o più corta rispetto alla vicinanza dell’Equatore e dei tropici.
In questa zona, la foresta equatoriale inizia a diradarsi, lasciando posto a grandi aree erbose: è qui che ha luogo la savana. In essa vivono mammiferi erbivori di taglia medio-grossa e, di conseguenza, i mammiferi predatori sono numerosi. La fascia più estesa di savana si trova in Africa.
Gli ambienti tropicali aridi
La steppa
A nord e a sud dell’Equatore, le precipitazioni diventano irregolari e molto più scarse. In questo ambiente, la steppa semiarida, ci sono solo alcuni ciuffi d’erba e pochi cespugli. La steppa si trova nell’Asia centrale e in alcune zone del Sud America e dell’Australia.
Nella steppa, vista la scarsità d’acqua, vivono perlopiù animali di piccola-media taglia: roditori, rettili, coyote in America e canguri in Australia.
Il deserto
Dove le piogge sono praticamente assenti, ha origine il deserto. In questa zona, la pressione è alta, pertanto l’atmosfera è secca e impedisce la formazione di nubi. Nel deserto, si può assistere ad una forte escursione termica giornaliera: di giorno si raggiungono i +50° C, di notte si va a malapena sopra i +5° C.
La vegetazione è composta da piante effimere (dalla vita molto breve, a volte inferiore ai 20 giorni) e da piante perenni (dal ciclo vitale superiore ai due anni). Fanno eccezione le piante delle rarissime oasi, che si incontrano dove esistono delle falde acquifere.
Nel deserto vivono solo alcuni animali resistenti alla mancanza d’acqua come: aracnidi, scorpioni, insetti, piccoli roditori, alcuni rettili, cammelli, dromedari.
Nelle regioni dal clima temperato vi sono i deserti freddi, chiamati così per distinguerli da quelli della zona tropicale.
Gli tsunami
Cos’è uno tsunami
‘Tsunami’ è una parola giapponese che significa ‘onda del porto’, e indica un maremoto.
Infatti, lo tsunami ha origine da un maremoto.
Come ha origine
Quando il fondo dell’oceano si muove a causa di un terremoto, esso agita l’acqua sovrastante, la quale genera onde che si propagano in ogni direzione, per qualsiasi distanza, e molto velocemente. Man mano che si avvicinano alle coste, le onde rallentano ma crescono in altezza; quando si abbattono violentemente sulla costa, portano distruzione e morte, e inondano l’entroterra per centinaia di metri.
Le grandi aree cicloniche
Il globo terrestre è diviso in varie zone dominate da masse d’aria, le quali determinano il tempo. Tra i tropici e il polo, il brutto tempo è determinato da grandi aree cicloniche, chiamate depressioni, perché si tratta di zone caratterizzate dalla bassa pressione atmosferica. Esse sono dovute alla differenza di temperatura tra l’aria dei tropici (calda) e quella dei poli (fredda). La zona che separa l’aria calda dall’aria fredda può raggiungere la lunghezza di qualche chilometro e si chiama fronte.
Quando l’aria fredda sale, solleva l’aria calda; il vapore acqueo si condensa allora in nubi scure, che portano a intense precipitazioni della durata di diverse ore.
I cicloni
Un ciclone è un’enorme tempesta tropicale originata dal Sole che, avendo scaldato le acque dei mari tropicali, queste a loro volta scaldano l’aria sovrastante; l’aria calda sale e provoca la formazione dei cicloni. Il ciclone si presenta come una spirale che, spinta dai venti, avanza, girando in modo vorticoso; quindi, dopo essersi formati sul mare, i cicloni avanzano anche sulla terra, ma non si spingono mai troppo all’interno del continente.
I cicloni hanno origine nell’Oceano Pacifico, nella zona tropicale dell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Indiano.
greta e i gretini hanno sbagliato tutto sulla loro teoria
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